Oltre ogni ragionevole dubbio ~ Lindagine.it




Vagherai per eterni mondi, ma non vagamente

Ti fermerà la gente, la guiderai.

Arriveranno tempeste, le supererai.

Quando il rumore sarà foschia per la tua mente,

ti rifugerai, ti ricaricherai.


Tra lampi di genio, non sarai più ingenuo.

Ancor prima delle vette del grattacielo, 

ti crederai, ti ricostruirai.


Che sai che non c’è podio senza un po’ di odio,

in questo simposio, quanta vita sprecai?

Imparerai a sopportare le schegge senza supporto né legge;

fuori da ogni "gregge", ti fortificherai.


Abbandonerai ogni sentiero, distruggerai il trono

sopporterai il vuoto finché non ti perdonerai.


Per ogni ostacolo senza guida, 

per ogni passo o inciampo nel buio della riuscita

capirai dei perché della vita,

ti ripagherai.


Condurrai.



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CHIAVI DI LETTURA:

Lindagine del mese di Dicembre, benché involontariamente ed inconsciamente, amplia in modo particolare la lettura di "Tabula Rasa" di settembre 2024 e di "Sulle Spine" del mese precedente. 

Tuttavia, essa va ben oltre e rappresenta sia un punto di chiusura definitivo,  al netto di un anno trascorso, "con il vecchio sentiero"; sia un momento di rinascita, che presuppone non solo la definitiva "distruzione del trono", ma anche la ricostruzione di sè "non ex nihilo, ma ex novo", mettendo sotto processo anche il proprio giudizio, espiando, forse, anche la stessa "penna capitale" di qualche Lindagine fa.

Il titolo "Oltre ogni ragionevole dubbio" dischiude due riflessioni, quasi complementari tra loro: l’una di carattere più generale, l'altra di carattere più tecnico, esistenziale.


1. Generalità:

In via generale, il titolo, come il testo, vuol essere un inno alla resistenza, un manifesto di autodisciplina e determinazione, che esplora il rapporto tra le difficoltà, talvolta improbabili ed imprevedibili del mondo esterno e la necessità di una nuova ricerca di sé, ineludibilmente dolorosa, ma che "oltre ogni ragionevole dubbio" (qui utilizzato in senso atecnico), condurrà alla realizzazione del proprio scopo, come suggeriscono il verso finale "capirai dei perché della vita [...] ".

La struttura del testo si erge principalmente su richiami ciclici al futuro semplice ("ti rifugerai”, ti ricaricherai”, "ti crederai”, ti ricostruirai"), i quali vogliono creare e scandire il ritmo che enfatizza i passi di questo viaggio di "abbandono del vecchio sentiero", facendo immedesimare, e cercando di rendere partecipe chiunque si approcci alla lettura del percorso delineato. Qualsiasi "tempesta", del resto, può diventare una lezione; ogni "scheggia" un passo verso una consapevolezza maggiore, come suggerisce il verso finale  "condurrai".

Nonostante siano molteplici gli approfondimenti che meriterebbero d'esser evidenziati, si dà volutamente solo un cenno agli elementi costitutivi del componimento, lasciando la restante Lindagine alla libera interpretazione del lettore o lettrice, sempre in nome del libero esercizio ed allenamento del proprio pensiero critico.


2. Verità storica o processuale? Verità esistenziale.

La seconda riflessione che scaturisce dal titolo e che si dipana tra le righe, vuol cogliere invece, sotto una prospettiva differente ed esistenziale, l’eterna e critica tensione tra verità storica e verità processuale, spingendosi però oltre. 


Lindagine abbraccia entrambe le dimensioni, ma crede sia necessario un ulteriore salto nel “buio della riuscita” quando si tratta di auto-giudizio - affinché non si inciampi - per cogliere e rappresentare una verità che stia nel mezzo, che non estremizzi ma sia di compromesso. Una verità che equilibri il proprio giudizio esterno con il giudizio interno e dia una direzione e non un auto-giudizio di automatica condanna durante il processo "a" e "contro" se stessi. Un verità che ripristini il senso, laddove si è perduto, ma che non equivalga nemmeno ad una automatica assoluzione. Si parla di verità (processuale) esistenziale. [...] 


La verità (processuale) esistenziale si colloca al confine tra fatti oggettivi e giudizi soggettivi; si erge sull'eterna convinzione che nulla si crea o si distrugge, ma tutto si trasforma: il giudice nel momento della creazione e formulazione del suo giudizio di condanna o assoluzione, instaura un processo a se stesso, parallelo all'ordinario, in cui ha immancabilmente bisogno di trasformare la verità processuale in una verità processuale esistenziale, per riuscire a trovare, per se stesso, un compromesso che possa condurlo ad un giudizio imparziale di sé, oltre ogni ragionevole dubbio. [...]. 


Si parla di “verità processuale esistenziale”, poiché si vuole evidenziare e far cogliere, in una battuta, come il giudice non abbandona le regole del processo ordinario in questo iter, le applica anche a se stesso. La regola di giudizio (sono comprese anche le ulteriori presenti nel nostro sistema, seppur con sfaccettature ed effetti diversi, che si avranno modo di analizzare successivamente) è valida non solo quando si giudica e si emette sentenza contro un altro soggetto, ma anche quando si giudica contro se stessi [...]. In un mondo così poliedrico, del resto, non possiamo considerare il processo come una strada con sole regole e cartelli a senso unico. […] 


Si ribadisce, tuttavia, che qui ci si riferisce ad un processo e ad una verità paralleli all'ordinario,  ma non per questo meno indispensabili, in cui la poesia si erge a tribunale e sia il lettore che il poeta sono, simultaneamente, imputati e giudici [...]. Evidenziare tale aspetto è fondamentale per non creare tensioni con il principio di imparzialità dell'organo giudicante, certamente presente nel processo parallelo descritto come baluardo della verità processuale esistenziale, ma con una chiave di lettura leggermente differente [...]. 


Ma anche per questi ultimi aspetti, si rinvia ad una prossima Lindagine, in cui si avrà certamente modo di dedicare il giusto spazio e tempo per un approfondimento più adeguato, in cui poetando più dettagliatamente quei perché, si potranno indagare le sfaccettature mancanti con pensiero sempre più largo, sempre più critico.

3. Curiosità

Si tiene molto a sottolineare un aspetto cruciale di tale Lindagine.

L'arte, l'artista e la persona vivono su piani paralleli, scissi ed indipendenti. L'una non contamina né intacca l'altra, pena l'inespressione, "censura" e limitazione/esaurimento degli argomenti su cui poetare. L'artista talvolta utilizza parole scomode infatti o accosta fatti poetati ad arte – si pensi, ad esempio, al gioco di parole podio-odio – per preservare l'originalità e l'autenticità della sua espressione. Quando questa distinzione non viene rispettata, si rischia di soffocare e ridurre il potenziale stesso dell'arte. La poesia, non a caso, si crede vada intesa come un quadro, un teatro, uno piccolo cantuccio che dà spazio alla riflessione e al confronto, per far sì che ciascuno di noi possa sempre più allenarsi ad un pensiero sempre più semplice, sempre più critico. Sta dunque a noi lettori/spettatori, saper scindere gli aspetti personali da quelli artistici, promuovendo il dialogo e garantendo uno spazio per una interpretazione libera e rispettosa. Questo è lo spirito di Lindagine, affinché possa diventare prassi il coltivare, concretamente, valori come la libertà, la lealtà, la democrazia ed un pensiero sempre più largo, sempre più critico. Solo così possiamo davvero comprendere il significato profondo di ogni componimento e la sua capacità - si auspica- di arrivare e dar voce a tutti noi.


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