Giornata della Memoria? ~ Lindagine.it
27 gennaio 1945: abbattuti i cancelli del campo di concentramento di Auschwitz.
Si, dovremmo
saperlo. Questa non è una semplice datazione, così come i deportati nei campi
di concentramento non sono solo numeri.
Eppure la
consapevolezza dell’orrore arriva in Italia solo 55 anni dopo e forse anche di
più e “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Ed è forse proprio su
questo scarto che oggi va spostata l’attenzione. Uno scarto che ci insegna ed
esorta a stare sempre in allerta, perché il ricordo fine a se stesso è vacuo;
uno scarto che ricorda che la tutela dei propri diritti e delle minoranze non è
scontata e mai definitiva, ma un obiettivo da perseguire sisifamente; uno
scarto che rimbomba con le parole di un’illustre pensatrice ebraica che
profeticamente scriveva: “È nella natura delle cose che ogni azione umana che
abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa
ripetersi[…]” ed è ciò che oggi sta accadendo. Non a caso
26 gennaio
2024: La Corte
internazionale di giustizia ordina misure cautelari a Israele per impedire il
genocidio a Gaza. Rigetta la richiesta di archiviazione sull’accusa del
Sudafrica contro Israele, dichiarando di aver giurisdizione su di essa,
ritenendo che “alcuni atti di Israele sembrano in grado di rientrare nella
convenzione sul genocidio”.
Lo scarto sopra enfatizzato, esplode alla lettura di quest’ultimo “dato”, ma non solo. La guerra in Palestina al momento è la più mediaticamente attenzionata, ma non è l’unica. Che fare? Con un post e tutte le share della giornata di oggi ben poco. Ma possiamo qui coltivare la speranza e quella capacità di pensare che può impostare e stimolare una riflessione condivisa che scuota anche la realtà virtuale, ormai quasi indistinta dalla reale e ineludibilmente connessa.
La giornata
della memoria stimoli dunque non solo il ricordo fotografico e storico di un
passato che si pensa anni luce distante dalla nostra realtà, ma funga da
esercizio di auto analisi di sè perché, sempre come scriveva l’illustre
pensatrice ebraica, H.Arendt: "non si può ricordare ed interiorizzare
qualche cosa a cui non si è pensato e parlato con se stessi”. Ecco
che, la consapevolezza e la responsabilità di sè e delle proprie azioni
diventano paradossalmente il punto di partenza per ricostruire una società
esterna ormai in frantumi e solipsistica. Diventano quel salto che può tentare
di colmare il margine di “orrore”, oggi più attuale che mai. Potremo anche non
avere il potere politico di cambiare i grandi eventi internazionali, ma possiamo e dobbiamo avere il potere su noi stessi di cambiare e giudicare trasparentemente piccoli atteggiamenti ed errori per
prevenire “orrori” sistematici […].
Ma essere consapevoli e responsabili di sè e delle proprie azioni richiede un certo grado di coraggio. Il coraggio del limite e il coraggio dell’auto-giudizio, che ci rende responsabili delle nostre azioni senza puntare il dito altrove. Questi due tipi di “coraggio” sono tra loro intrinsecamente connessi. Quanto siamo disposti a rischiare ed osare di essere così coraggiosi?
1. L’auto-giudizio permette di guardarsi dentro, ammettere i propri errori e non essere schiavi del potere. Di rimanere umili e imparare nei limiti del rispetto di sè a donarsi e mettersi nei panni degli altri, perché, in fondo, per (auto) giudicarsi ed essere consapevoli/responsabili delle proprie azioni, bisogna anche e soprattutto “prestare” attenzione, lato sensu, verso la giusta direzione. […] Attenzione che ad oggi è sempre più distratta e rivolta altrove. Per citare una vecchia Lindagine “Si vende distrazione, ma si attira l’attenzione”.
2. Il coraggio del limite, interconnesso al concetto di giudizio, riporta sempre ad una citazione della Arendt, che scriveva: “ […] Ma quel male non è mai radicale e in quanto senza radici, mancava di limite e confini […]”. Nel nostro piccolo, il limite da imporsi potrebbe essere rivolto ai mille stimoli al secondo che alienano la nostra analisi del reale, allontanandoci da quel “prestare” attenzione, lato sensu, radice del giudizio e che rischiano di trasformarci come quei burocrati nazisti che non discernevano un carico merci da un “carico umano” . […]
Che la giornata
della memoria dunque sia anche un memorandum di questo esercizio.
Perchè concludendo a mo’ di poesia stile “Lindagine”:
Si. È importante
il ricordo, ricordare.
Saper intendere, quanto interiorizzare.
È importante
saper leggere gli eventi con le lenti del loro tempo, quanto saper
attualizzare. Come una lettura di un classico.
È importante distinguere i rumori dagli accordi.
E sappiamo bene che ci
vuol coraggio per “auto-esporsi”.
👏🏻👏🏻
RispondiEliminaNon lo sapevo che era del 2000!
RispondiEliminaBrava Linda.
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