Lo Scisma D’Occidente ~ Lindagine.it
“Cuore o Quorum per lo stato di Nemo?”
Il mondo fa da eco, un aedo ne narra la sorte:
Non si stringe a coorte, la corte a salvar l’impero.
Ora un cieco bussa alle porte, interroga il reame,
risponde solo uno specchio, riflesso delle brame:
Sai che la luce dopo la tempesta si rifrange?
La controparte è collante, l’alleanza tesse trame.
Ora il cieco si reca ai piedi del crollo,
raduna tutti attorno per nuove fondamenta.
Ma il popolo protesta, ad un nuovo credo non è pronto
e se Nemo è in disaccordo , Tu dimmi adesso quanto oserai nella tua scelta?
Così il cieco fu esiliato tra il monito dei cori:
“Sai che ogni priorità non si definisce a priori?”
“Ma se tracci una rotta e poi non la percorri,
Tu dimmi adesso a chi darai la colpa, stavolta, all”astronave”, ai passeggeri o ai piloti?”
© Testo coperto da copyright © Testo ad opera di Linda Cianci
CHIAVI DI LETTURA:
1. Cuore o Quorum?
Le prime due quartine, sinteticamente, indagano, attraverso la figura del protagonista, un cieco -- che per tal caratteristica riesce a captare la sfumatura di significato della domanda iniziale, grazie al suono delle parole -- l’ipocrisia che è spesso dilagante all’interno dei partiti dei possibili schieramenti. La domanda in bilico tra “Cuore e Quorum” non altro rappresenta la necessità politica, ma non solo, di dover scegliere tra interesse generale e particolare, affinché lo stato sia non un “Nemo”, un nessuno, ma sia guidato dalla volontà generale. Nulla di nuovo di certo.
Tuttavia, il brano mira a far leva, a seguito di tale domanda, sul silenzio che si genera a corte e in tutto il reame quando il cieco bussa alle porte e interroga i presenti. In particolare, la beffa si cela nella risposta che non proviene infatti in via diretta dagli ascoltatori, ma da uno specchio in sala, che prendendo in prestito la metafora del Dorian Gray di Oscar Wilde, rivela il crollo del credo: La scelta del quorum più che del cuore.
Scelta che comporta, come di fatto dimostrano corsi e ricorsi storici, a delle spaccature ed incongruenze non già a causa del “nemico”, che di contro crea unità, ma della propria cerchia. Nulla di nuovo, anche qui.
2. Anagramma: Sovranità e “Astronave”
Le ultime due quartine, per converso, indagano sulla necessità di continuare a credere e dedicarsi a questo credo, come Sisifo con il suo sasso, nonostante si riconosca la naturale inclinazione della natura umana al potere che sarebbe da ipocriti non ritenerlo necessario, come la forza con il diritto, seppur sia considerato immorale;
continuare a credere, ancora, nonostante il popolo protesti e non riconosca la giusta rotta. Ma si sa che il timone non può sempre scegliere la via da percorrere, per quanto corretta, in quanto il carburante dell'astronave (anagramma di sovranità) rimane, nel bene e nel male, la volontà del popolo. Ci si chiede dunque fino a che punto ciò possa costituire un limite e una garanzia per un eventuale tirannia e/o un’eventuale oclocrazia. Ecco che per questo si cita nuovamente il termine “Nemo” e la domanda, seppur forse "pericolosa", alla fine della terza strofa, rimane a risposta aperta: “[…] E se Nemo è in disaccordo , Tu dimmi adesso quanto oserai nella tua scelta?”.
Infine, nell’ultima strofa si ritrova un doppio monito. Il primo monito è del popolo al cieco, che con la domanda retorica “Sai che ogni priorità non si definisce a priori?” richiama il tema sopra citato, cioè la necessità di adattarsi, se davvero si vuol apportare un effettivo cambiamento, all’attitudine del sentimento sociale. Ma fino a che punto? Anche qui seppur in modalità di domanda retorica, per Lindagine la domanda rimane aperta, seppur forse possa esser nuovamente molto pericoloso tal ragionamento.
Il secondo monito è del cieco al popolo, che con l’espressione [...] a chi darai la colpa, stavolta, all”astronave”, ai passeggeri o ai piloti?”, si vuol indagare e far leva sulla necessità di una presa di coscienza da parte del popolo di una propria responsabilità del “crollo del credo”, dei comportamenti e attitudini politiche e sociali che critica e dunque di questo fantomatico “scisma d' Occidente”, invece di dar totalmente colpa all’astronave ( anagramma di sovranità), ai piloti ( cioè ai soli partiti), tenendo interamente esclusi i passeggeri (essi stessi).
Ancora una volta emblematica rimane la scelta della figura del cieco come protagonista, che non "potendo veder visivamente il crollo",ciò che dunque è stato, rappresenta anche la necessità ormai improrogabile di un cambio di passo, di paradigma per la risoluzione delle criticità "moderne".
Nulla di nuovo di certo, ma “Tu dimmi adesso quanto oserai nella tua scelta?”.
Domande importanti, le risposte non sono semplici perché sarebbe facile dire cuore, e non quorum ma il quorum è necessario quanto il cuore. Politica come equilibrio tra diverse necessità.
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