IMMAGI-NAZIONE ~ Lindagine.it

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Immagina un astro in cerca di un estro,

in un cielo terso, perso nella rotta. 

Immagina un arco in cerca di tempo,

ma un dardo fa centro solo se prima lasci la mossa.


Immagina un palco o forse una colpa,

in una corsa senza sosta vince chi non os-tenta(?)

Immagina uno scacco, un attacco strategico,

ma sai che saranno i trecento a vincer la lotta.


Immagina Diritti su carta, nessuno che Legge?

Immagina l’Uguaglianza, nessuno che regge.

Immagina un gregge, una pecora nera? 

Ma Tu adesso dimmi: “Con chi ti schieri in questo mondo a scacchiera?”.


Immagina un Paradosso, un piombo leggero.

Immagi-nazione, con una finzione costruisci un impero?

E Tu Ergi il palazzo, ma guarda il materiale da dove lo prendi!

Se costruisci con la ragione, bada a restaurare poi anche i sentimenti.


 ©Testo coperto da copyright © Testo ad opera di Linda Cianci



CHIAVI DI LETTURA:

Lindagine.it del mese è suddivisa in due parti richiamando lo schema di “NEMESI” del mese di Febbraio. Anche qui, l’ interpretazione è lasciata appannaggio del “Gentil Lettore” o Lettrice.

1 ANAGRAMMA

La prima parte gioca sulla figura dell’ anagramma della parola ASTRO, la quale darà vita all’intera prima strofa con le parole “estro”, “terso” e “perso”, seppur in quest’ultima cambi la consonante.  Lo stesso vale per la seconda, in quanto  l’anagramma di PALCO è “colpa”.

Si crede profondamente qui che le parole abbiamo una loro certa essenza, che magari la tradizione e i millenni spogliano di significato, tuttavia, come dicevano i Latini: “Nomina sunt consequentia rerum”, detto molto affine con il celebre “Nomen omen", che non dovrebbe mai dimenticarsi.

2. IMMAGI-NAZIONE  & PARADOSSO

Se l’immaginazione è comune a tutti , in quanto esseri umani, e non ha confini, è pur vero che, paradossalmente , la mente crea e immagina solo ciò che l’esperienza e la conoscenza gli permettono. 

C’è dunque uno scarto di base sempre da tenere a mente e il concetto del “paradosso” è forse ciò che meglio spiega e dimostra questo “scarto”, essendo la chiave di volta del ragionamento. Vediamo un po’:

“Imagi-nazione, con una finzione costruisci un impero […]” “Se costruisci con la ragione bada poi a restaurare i sentimenti”.

Il tema del paradosso è centrale, dunque. Qui, parliamo di stato, “impero” in poesia, per questioni di rima e metrica. In particolare, abbiamo un richiamo implicito al concetto di natura, intesa all’interno della cornice della figura dello stato, come pensato nel 1600 in poi. Qui si crede che la Natura sia “Potenza” e l’Atto sia la Civiltà. Tuttavia, gli esseri umani creano e possono creare ordine sociale, solo perché concesso ed esistente di base, in natura, che non è dunque da eliminare, ma anzi è il ponte che collega e tiene insieme, seppur, paradossalmente, sia un ponte caduto, un ordine disordinato, dunque non sufficiente, tutto l’apparato sociale. Sarebbe cioè come se fosse una lampada ad olio, ma senza l’olio per accenderla. C’è bisogno di qualcosa in più: lo stato e il diritto, nel caso dell’Ordine sociale. Nulla di nuovo del resto.

La questione è una dunque, anche molto semplice: è opportuno “immaginare” questo ponte con la natura e non “scordarlo” per non rovinare la realizzazione e poi soprattutto restaurazione dell’ordine e armonia. È quindi fondamentale non dimenticarsi che il “palazzo” che ergiamo è comunque di materiale umano e di lavoro umano e una mera convinzione che una volta che si sia costruito con la ragione, la potenziale guerra del tutti contro tutti sia completamente risolta è utopia. Porterebbe ciò infatti prima, in risvolti concreti, ad un immobilismo politico e giuridico, dato che ci si adagerebbe sul precedente che è stato fatto; e condurrebbe poi ad un nuovo caos, in quanto il palazzo comincia a dar i primi segnali di cedimento “se non si restaurano i sentimenti” :cioè il sentire comune, i bisogni sociali ecc. È, dunque, un breve e costante lavoro di restauro che necessita di equilibrio, in quanto il diritto ha comunque il ruolo di correggere la realtà , non di inseguire fatti e passioni umane, ma nemmeno di ignorarle e ignorare il fatto che esso è posto da esseri umani per gli esseri umani.

 La natura dunque #potenzialmente è ciò che permette unità, ordine e il suo perdurare, (se la si ascoltasse e capissimo che è possibile correggere ma non modificare ciò che l’uomo è; e questo consente di non immobilizzassi ma restaurare e ed esser sempre vigili); unità e ordine da “trasformare” poi in #atto nella e solo nella civiltà.  

Del resto, seppur qui forse impropriamente, un celebre, che ha, oltretutto, ispirato questo ragionamento sosteneva: Alla natura si comanda, solo ubbidendole”. (Bacone). E per riprendere i concetti ampiamente detti, ampliando, forse sempre impropriamente, la portata del pensiero testè riporto: “Se costruisci con la ragione bada poi a restaurare i sentimenti”.










Commenti

  1. Immagin-azione: se lo puoi vedere nella tua mente allora lo puoi realizzare al di fuori di essa. Il controsenso più grande che avversa questa prospettiva risiedere nella frase pirandelliana "La realtà supera di gran lunga la fantasia". Che la fantasia e l'immaginazione non siano proprio sinonimi alla pari è al momento una sfumatura. Tra ciò che immagini è l'azione necessaria per realizzarla c'è uno scarto di tempi, risorse ed energie che non sempre dipendono da noi stessi, o almeno non del tutto. Quindi, razionalmente possiamo tentare di costruire tutto quello che è necessario e sembra anche sufficiente, ma il successo finale è dato da molti più fattori. A noi spetta il compito di razionalizzare il problema è l'approccio della soluzione, ma poi dobbiamo farci guidare dai sentimenti (dalla passione, dalla pancia) per fare il primo passo o quelli dopo. Il successo è fatto di passi successivi. Appena la nostra ragione allenta la presa oppure si distrae, la Natura vince, ma non è una sfida che ci ha lanciato Lei: abbiamo fatto tutto noi con la nostra arroganza di voler essere superiori a tutto ciò che indichiamo essere parte della Natura. E noi esseri umani dove ci collochiamo? La nostra ragione a quale mondo ci impone di appartenere? Riuscissimo a creare un ponte tra ragione e sentimenti allora da qual ponte avremmo una visuale equilibrata di ciò che siamo e verso dove vorremmo andare.

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