Werra & Iconoclasti ~ Lindagine.it
In quel tempo, un tempio s’ergeva a valle.
Fedeli del Dio Marte, ad arte, elargivano doni.
Su troni: icone, medaglioni, preghiere sante;
tra danze e marce, si garantivan pace e assoluzioni.
A ciascun credente una parte, arpe intonavano cori.
Ma nelle ore più tarde, nacquer tra la folla i primi malumori:
“Perchè rinunciare all’Io, in nome di un Dio?”
“Si distrugga il tempio, il tempo ha disìo di nuovi valori”.
La folla mutò in orda.
Arse ogni icona, ogni colonna e frontespizio:
La “Werra” è naturale, la pace è una Fictio.
La folla "ri-mutò" in orda.
Se la pace è il tempio, la civiltà tiene il sodalizio:
La “Werra” è naturale, la pace è la Fictio.
© Testo coperto da copyright © Testo ad opera di Linda Cianci
CHIAVI DI LETTURA:
- Werra, dal tedesco ”mischia”.
Nella mischia ci si confonde, ci si perde di vista.
Svanisce l’identità umana, riaffiora l’identità naturale: nessuna compassione nè morale, solo interessi particolari e spirito di auto conservazione. Dalla “Folla” all’”orda”, come dice il testo. La guerra disgrega naturalmente ed etimologicamente l’unità creata dalla civiltà.
Nulla di nuovo, ma […] La “Werra” non si può debellare, per quanto impopolare sia l’opinione, bisogna conviverci.
È insita, come l’etimologia stessa attesta, a ciascun essere umano su questa terra. E ciò si può dimostrare con semplici esempi riportati alla chiave di lettura successiva. Noi, possiamo solo educare alla pace. Possiamo solo “Costruire” e “Ristrutturare” la pace, giorno dopo giorno, quotidianamente, per non far la stessa sorte del Tempio de Lindagine. Potremmo paragonare la pace dei Lego, la cui costruzione e la sua durata dipenderanno non solo da chi assembla i pezzi, ma anche da come viene custodita,
La pace è difatti qui rappresentata ossimoricamente dal Tempio del Dio Marte sottintendendo il brocardo latino : “Si vis pace para bellum”. Eppure, ciò risulta, seppur efficace, abbastanza fallace, in quanto “armare la pace per un fine di garanzia”, sarebbe come ristrutturare la facciata di un palazzo, ma lasciandolo poi diroccato all’interno. Crollerà ugualmente.
Ecco il perché della frase finale: “La Werra è naturale, la Pace è una fictio”.
Perchè la pace è una finzione da tramandare e raccontare, accudire e ristrutturare, giorno dopo giorno. Ed ecco che nel caso religioso, la civiltà perdurerà grazie ai culti, ai simboli, alla fede/speranza dei credenti. La pace, in senso stretto, potrà esser garantita solo con l’educazione, come Montessori, celeberrimamente sosteneva:
«Tutti parlano di pace ma nessuno educa alla pace. A questo mondo, si educa per la competizione, e la competizione è l'inizio di ogni guerra. Quando si educherà per la cooperazione e per offrirci l'un l'altro solidarietà, quel giorno si starà educando per la pace.» ( e all’interesse generale, verrebbe da aggiungere).
2. “Se […] Scateno la Guerra! ”
Piccole espressioni, Grandi significati. E' bene riflettere sulla Pace e sulla Werra per ciò che sono.
Nella “Werra” c’è sempre più di un fronte da comprendere e raccontare, in particolar modo ai tempi d’oggi. Fronte non solo territoriale, ma anche e soprattutto concettuale. Lindagine sarà prima ontologica, poi Politica. (se davvero cosi possiamo definirla).
- Si parta da una celebre riflessione: “Se errare è umano, non è la suprema e sempiterna giustizia crudeltà sovra e contro-umana?”
La pace è una fictio, la guerra è un fenomeno. Per arginare un fenomeno bisogna conoscerlo. Bisogna conoscersi. Nulla di nuovo neanche qui. E non servono congetture, bastano semplici esempi:
- Si immagini un bambino che non utilizzi più un vecchio giocattolo. Non appena questo giocattolo verrà utilizzato da un altro bambino, scatterà inconsciamente la logica del possesso: “Non lo uso (è “neutrale” per dirla con riferimenti bellicamente casuali, anche se si banalizzerebbe eccessivamente) ma è mio”. Già la frase parla da sè e chiunque si può ben immedesimare.
- Si immagini il primo giorno di scuola, o meglio ancora, un pranzo, migliaia di invitati ad un tavolo, posti limitati. I vari gruppi si ammasseranno “cordialmente” per ottenere “il posto più strategico”, sia per parlare, per intrattenere o conoscere. Banalmente, si potrà concludere di certo questo “accordo” in base al “primo che arriva”, ma potenzialmente la logica dell’interesse e del possesso si manifesta anche qui potendo scatenare un potenziale conflitto se coloro che arrivano per primi appartengono a due gruppi diversi i cui posti non sono sufficienti a soddisfare entrambe le parti.
In ambedue i casi, potrebbe nascere un malcontento che è possibile mitigare, come no. (Come nel testo che condurrà alla distruzione del Tempio, dunque della pace). E potremmo fare infiniti esempi, non considerando solo oggetti o interessi, anche persone, stati. Ma interessa il concetto generale qui. Il concetto di una guerra che ci abita quotidianamente, giorno dopo giorno e si manifesta nei nostri più insignificanti gesti per cercar di evadere dal tempio di pace che la civiltà è riuscita a costruire, ma deve saper ristrutturare e mantenere saldo tramite vie quali l’educazione e la cultura.
3. IO O DIO?
Ultimo fronte da “costruire” e raccontare è, di certo, quello politico:
“Perchè rinunciare all’Io, in nome di un Dio?”
Sarebbe come per uno stato affermare: “Perché rinunciare a parte della mia sovranità a favore di un’entità sovranazionale”.
Anche qui. Se ciò che congegniamo è riflesso della natura umana e di ciò che fin ora abbiam realizzato, l’istituzione sovranazionale pensata da certi illustri del passato non può che essere solo il risultato finale di un auspicabile percorso, di cui però manca il fondamento concreto: un reale accordo tra le parti. Ma l’accordo dovrebbe esser frutto di una volontà generale e non di una singola #Lindagine. Nulla di nuovo nemmeno qui, eppure ancora si manca di risposta.
Risposta che qui non verrà riportata affinché questa fictio, questa pace, si possa costruire, sovranazionalmente, si spera assieme.
“La Werra è naturale, la Pace è la Fictio”.
Per la werra che verrà
RispondiEliminachi davvero esulterà?
Pochi "Hip hip urrà!"
molta più gente piangerà
Non ha luogo né bandiera
Lo stato di pace
In cui transita straniera
Una speranza fugace
Siamo tutti egoisti
dentro abiti civili
ci fingiamo altruisti
per non sembrare più vili
Non ci piace perdere
Quindi patteggiamo
Ma se si può vincere
Spudoratamente offendiamo
Forti tra i deboli
E deboli tra i forti
A parole lodevoli
Ma con fini contorti
La pace è solo una moneta di scambio
Lavoriamo per averla
Rubiamo per averla
Lottiamo per averla
Uccidiamo per averla
E dopo ogni genere di scempio
La lanciamo in aria e vediamo cosa esce:
Un'altra perdita di Testa
Oppure
Una nuova pace messa in Croce.