A Passo D’uomo ~ Lindagine.it


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Si creò il creato per il reo e il reato,

per un re che ora veste di filo spinato?

La verità è fuori fuoco, l’obiettivo non calibrato

E sei tu ora il re, il reo di ciò che hai creato.


A passo d’uomo sfidi il fato, 

ma la sorte lancia i dadi;

ma non badi più al caso

se tra gli ìmpari tu impàri.


A passo d’uomo tra i divari,

ora tessi nessi non causali?

Per fede alla logica, ora manca la risposta

riposta in un’abiura di cui ora Tu ti avvali?


Ma tra le mura da intellettuali, 

si badi a fabbricare anche la serratura della chiave.

E tu, tu osa dubitare

che in fondo la verità è dittatura spirituale. 


Testo coperto da Copyright ©️ Testo ad opera di Linda Cianci (Lindagine)



CHIAVI DI LETTURA:


1. Le parole sono in sé portatrici di verità.

“C-reato” “Reato” “Reo” e “Re”.                                                                                                            Già da questa “coppia concettuale” - se così mai si può definire- si può notare tale enfasi e l’accento sulla condizione esistenziale umana, seppur abbastanza nota: la lotta tra bene e male; tra giusto e sbagliato.

Il messaggio qui è abbastanza semplice e cliché: nonostante i progressi, la vera vittoria del genere umano sarà accettare, senza la pretesa di eliminare ma di convivere “civilmente” quanto si definisce “reo e reato”, che non altro è e sarebbe  il nostro stato più primordiale.


2. A passo d’uomo.

La seconda parte del testo pone enfasi su due questioni altrettanto cliché, ma sempre interessanti da indagare. 

Cioè la necessità di ricorrere ad una “non logica” per cucire i divari concettuali e non;  e la pericolosità nel crearsi una "verità senza dialogo, cioè senza "chiave"- per citare il testo stesso.

Più semplicemente, ricorrere ad un qualcosa di sovrannaturale “dapprima abiurato, ma poi necessario”, in quanto ci si rende conto di quanto sia essenziale avvalersene per dare un senso a se stessi e a gli altri è inevitabile. Questo è il primo caso.


2.1Ma c’è di più. Ed è la seconda questione:

Nonostante tutto, questo primo passo d’uomo non è sufficiente. Anzi può essere pericoloso.

Il convincimento di questa presunta verità, questa come anche altre, può portare a costruire così “alte mura” da “presunti intellettuali”, da cui poi è difficile evadere. Dalle più semplici, alle più strutturate.

 Vuoi per orgoglio, per presunzione,  vuoi per mancanza di confronto effettivo con altri punti di vista; vuoi perché è sempre più difficile far cambiare prospettiva ed idea ad un dotto incallito che ad un semplice studioso o chicchessia.

Questo può portare alla morte di valori o comunque alla cristallizzazione di verità che potranno essere “si utili” per un breve lasso di tempo, ma nel lungo termine? Saranno ancora verità? Chi rappresenta chi o cosa?  E se si in che termini?

Ecco perché non sembra scontato indagare su concetti evergreen e cliché anche ai tempi d’oggi.

Ecco che “si badi a fabbricare anche la serratura della chiave. E tu, tu osa dubitare, che in fondo la verità è dittatura spirituale”.





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